PABLITO non c’è più. Ma PABLO è più vivo che mai. Arrivederci, ‘HOMBRE del PARTIDO’.

La notizia della scomparsa di ‘Pablito’ la leggo da un messaggio inviato nella notte da un amico e nostro redattore, che trovo però solo al risveglio. Paolo Rossi è stato nella mia adolescenza uno dei miei idoli calcistici ‘nostrani’. Con lui c’era e rimane Franco Baresi (sullo sfondo del mio cellulare c’è la sua foto e gliel’ho mostrata…), poi Giancarlo Antognoni (quando gli ho fatto autografare una foto ritagliata mi ha detto: “Questa è proprio vecchia!”) . Sono stato vicino a poter incontrare Paolo grazie al Club Italia Master di cui era Presidente e per il quale noi di cartacantaweb fra gli altri avevamo curato la comunicazione in occasione di eventi benefici negli anni scorsi. Paolo Rossi mi ha affascinato e conquistato da subito, dai tempi Vicenza e Perugia. Oggi ho sfogliato  alcune agende in cui inserivo foto e articoli  che accuratamente tagliavo per conservarle in un futuro lontano. Paolo Rossi è una presenza costante, con le diverse e prestigiose maglie che ha vestito negli anni. Mi hanno certificato, se mai ci fossero dubbi, l’affetto che da sempre provai per chi ci avrebbe fatto sognare, dopo essere caduto più volte e definitivamente riemerso, come campeggiava nel titolo de ‘Il Guerino’ che ritagliai  con fiducia nelle doti sportive e umane di questo fantastico ‘9’.  Recitava: “Hanno ammazzato Pablo, Pablo è vivo”, ripescando un verso della canzone di De Gregori, mai più adatto al destino di questo ragazzo che divenne l’idolo dell’Italia calcistica di quell’anno Mundial. La notte dell’11 luglio, la finale di Espana’82, la trascorsi al mare in Liguria, con mia mamma e mia sorella, ad Albisola, alla pensione Clelia, ove trascorrevamo da  anni due settimane di vacanza nel periodo estivo. Fui il primo ad accomodarmi nella saletta tv della struttura, impaziente di assistere a quella che ormai era la giusta conclusione dell’avventura azzurra. E così fu, con l’immagine di un sorridente e incredulo Paolo Rossi, simbolo di quella magica estate, che sancì il riscatto dell’uomo, del giocatore, ma soprattutto di un’Italia martoriata e flagellata dagli ‘anni di piombo’. I miei festeggiamenti si ridussero a una passeggiata sul lungomare con mamma, un gelato, forse, a contemplare i festeggiamenti dei più grandi e le sbornie dei tedeschi che si rincuoravano e alimentavano con ettolitri di birra.  Paolo Rossi era diventato l’idolo di tutti, ma tanto aveva sofferto e dovuto sopportare fin a quella esaltazione. Non ce l’avrebbe fatta, se insieme a tutto il resto, famiglia, allenatori, compagni, ambiente, non ci fosse stato anche lui, Paolo Rossi, per me sempre Pablito e sempre nel cuore.

foto archivio cartacanta gazzettadellosport

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *