Comunque vada, GIGIO, niente sarà come prima. Il finale di un film già visto, ma l’attore protagonista stavolta non entra in scena.

Siamo ai titoli di coda? Molto probabilmente, sì. La favola di Gigio Donnarumma nega il lieto fine ai tifosi rossoneri e ai ragazzini simpatizzanti di altre squadre che in lui si riconoscevano, nell’approcciare il ruolo di giovani aspiranti portieri. In questi anni, a partire dall’esordio con Mihajlovic mi è capitato di raccogliere più di una dedica firmata dal predestinato numero novantanove rossonero, sempre disponibile, sorridente e affabile. Non riesco a provare astio, rabbia, acredine nei suoi confronti, né mi soffermo sul suo Procuratore, perché alla fine decide comunque colui che è definito ‘Assistito’, in questo caso Donnarumma. La frattura di cui eravamo stati testimoni nelle stagioni scorse, non è stata mai definitivamente sanata . Il rapporto tra Gigio e la tifoseria più accesa e passionale era vacillante, correva su un filo. I cori “Gigio vattene…”, echeggiavano, sembravano essere solo riposti in un archivio sempre a disposizione, una banca dati sempre facilmente accessibile, con un semplice clic che facesse ripartire quello slogan. La possibilità di assistere da oltre un anno a partite in stadi chiusi, impediti a pubblico e tifoseria mi ha concesso l’opportunità di ascoltare Gigio, le sue urla, gli incitamenti, le liti, le provocazioni ad arbitri e avversari, i toni di sfida irriverenti di un ragazzo di ventidue anni, professionista esemplare nella difesa della sua porta, un giovanissimo milionario, quello che si dice con una certa invidia, un ‘arrivato’. Ciò che passava ai miei occhi e a quelli di tanti era che forse ora, con la fascia di capitano stretta al suo grande braccio, un prestigioso torneo come la Champions League da disputare per la prima volta, l’esultanza irrefrenabile al secondo rigore realizzato da Kessie (che Gigio non aveva osato guardare), la risposta alla domanda di un simbolo, un totem quale Paolo Maldini, non potesse che essere: “Paolo, Milan, tifosi rossoneri, io resto qui”. Donnarumma decide di non decidere, sarà Raiola a trovare la migliore (?) destinazione… E qui l’errore, Gigio. Il saluto che raccontano essere stato dedicato ai compagni di squadra, dovresti ora riservarlo, motivarlo, se accadrà, a chi ti ha creduto, chi ti ha perdonato, chi ti ha esaltato sino all’ultimo minuto di Atalanta – Milan. Sono tra quelli che il baciare la maglia non conti nulla, altri più celebri e in età più matura della tua, Gigio,  lo hanno fatto per poi scegliere altri lidi, più redditizi. Altri però, non hanno inflazionato quel gesto, sono anche magari scesi dritti in serie B, rifiutando offerte economiche esorbitanti e palcoscenici prestigiosi.  Hanno vestito la maglia che è ancora la tua, Gigio, sino a quando te ne spoglierai, ma la indossano anche ora da Dirigenti, Componenti dello staff o da ex giocatori coerenti nelle loro scelte pur se economicamente non stellari. Niente comunque è, tantomeno sarà come prima, se e quando quel giorno arriverà. La rabbia che ora avvolge i tuoi tifosi è specchio dell’amore di cui sei stato avvolto, la delusione è uno stato d’animo forse peggiore e più profondo. Non doveva finire così, questo Gigio sarà bene che quando sarai grande tu lo riconosca, dovunque andrai e qualsiasi riconoscimento sfoggerai.

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