Non era più a MILANO, ma nell’inferno della RUHR. Il risveglio di CONTE e dei suoi uomini nella gelida notte di DORTMUND.

Dortmund –  Dalla Rainbow Nation all’ Inter storm è un attimo. Storie diverse di rugby, calcio e modi di vivere. Dal tetto del mondo di Yokohama fino ai bacini carboniferi della Ruhr. Scrivevamo di storie di vita particolari : gli Springboks che annientano l’ Inghilterra e salgono sul tetto del mondo conquistando il mondiale di Rugby e la solita pazza Inter che nella gelida Renania prima si illude e poi crolla. La similitudine dov’è? Forse c’è o forse no. Ci piace però fare questo parallelismo. Senza scatenare il revisionismo storico, in tanti abbiamo goduto per la vittoria di una Nazione e di una Nazionale che finalmente e grazie anche alla palla ovale inizia ad avere una identità tra le tante etnie che la contraddistinguono. Il capitano delle antilopi, Siya Kolisi cresciuto in una township, che alza al cielo la Coppa è un inno per una Rainbow Nation che canta l’inno nelle cinque strofe che lo compongono. Xhosa, Zulu, Sesotho, Afrikaans e sua maestà inglese a squarciagola per i ragazzi dai tanti colori. Fin qui tutto bello : con la Coppa, e l’integrazione tanto voluta da Nelson Mandela che iniziano a delinearsi, ma per il Paese Sudafrica ancora il cammino è tutto in salita. Sì quella salita che da ieri notte è ancora più dura per Antonio Conte e per la sua truppa. Sembrava una favola quella che stava per avverarsi nell’inferno del Westfalenstadion con i nerazzurri strabilianti per tutto il primo tempo chiuso in vantaggio per 2-0 grazie alle perle di Lautaro Martinez e Vecino. All’ intervallo social media presi d’assalto con proclami di vittoria in stile napoleonico dai supporters della pazza Inter e rivali totalmente scomparsi dai monitor. Poi accade ciò che non t’aspetti : il muro giallo di Dortmund non è roba per deboli. La remuntada non era nell’aria, ma avete mai visto un tedesco arrendersi senza lottare? Io no. In ventidue minuti accade l’imponderabile : la doppietta del marocchino Hakimi ed il goal di Julian Brandt ribaltano la situazione e gli occhi del galante svizzero, ex Servette, Lucien Favre brillano come forse mai nella sua carriera. Una tripletta giallonera senza attenuanti con gli uomini di Conte in manifesta confusione. La sostituzione dell’ultimo degli eroi : Romelu Lukaku con Politano in fondo sa di resa. Anche perché in Germania è tosta per tutti e se accorge subito Matteo Politano che prende un pestone da Schulz ( solo il cognome dà un po’ timore) e lascia i suoi in inferiorità numerica pur rimanendo in campo. La notte nei bacini carboniferi termina così : 3-2 per i tedeschi. E scritta così come al solito più che di calcio sembra una guerra. Del resto è stata una piccola battaglia. Conte a fine gara esplode di rabbia e se la prende un po’ con tutti. Anche con i suoi ragazzi. Un grande generale non dovrebbe mai farlo. La storia è lontana dal calcio o forse la interseca. Chissà. Una spaccatura nerazzurra. Da soli non si va da nessuna parte. Abbiamo iniziato con gli Springboks e chiudiamo così : il capo allenatore boero Rassie Erasmus quando s’insediò sulla panchina delle antilopi disse << qui non contano le etnie o il colore, conta chi è forte e resta unito con gli altri>>. Altro che ululati, qui ci sta il Nobel. Caro Antonio, sei un genio, quello si, ma per far avverare i sogni bisogna essere uniti e umili. La Rainbow Nation is here.

foto Inter facebook

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