Da IBRA ‘supremacy’ a Ibra ‘consultancy’. Salvate il CONSULENTE Zlatan.

L’Ibra visto alla sua prima conferenza stampa nelle vesti di dirigente su un palcoscenico a Milanello non è stato un one man show degno del personaggio. Il Senior Advisor del Milan mi ha ricordato Lucio Battisti che canta “Io vorrei, non vorrei ma se vuoi”. L’Ibra supremacy è diventato Ibra consultancy. L’impressione che ho avuto è che Ibra avrebbe voluto dire altre cose e a modo suo, non voleva rubare la scena al brand ‘Milanì e ha voluto, dovuto adeguarsi alle policy di comunicazione di Redbird. La presenza scenica c’era. Ibra è uno che buca lo schermo anche quando dorme. È il suo modo di esprimersi che mi ha colpito: Ibra si è sbrandizzato, è uscito dal personaggio carismatico, pungente e provocatore che parla con superlativi assoluti autoriferiti per entrare nei panni del professionista aziendalista corretto. È stata la sua conferenza stampa, ma ha detto le cose che pensa la sua azienda e il suo capo Gerry Cardinale. Era in controllo del contesto ma non sembrava a suo agio. Da dominatore dello spogliatoio è passato a essere dominato dalle dinamiche delle sale riunioni. Ha dato l’impressione che avesse memorizzato le risposte scritte a tavolino da dei copywriter come la battuta iniziale sui capelli grigi. Ha evitato di entrare nei dettagli rimanendo vago e scontato: vogliamo vincere, competere ai massimi livelli. L’Ibra supremacy avrebbe invece detto: vincere lo scudetto è il minimo sindacale, altrimenti ribalto i compagni. Ha anche peggiorato la padronanza della lingua italiana. Mi auguro che alla prossima festa aziendale di Red Bird non gli facciano cantare “O mia bela Madunina” in versione rap .

foto Getty Images

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